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Palazzo Butera, un nuovo laboratorio per la città

In questo momento storico, di fronte al dramma della migrazione, l’Europa spesso reagisce mettendo in crisi la propria identità e le proprie radici. Il valore che può salvare l’identità europea è invece l’accoglienza, e proprio la Sicilia, con la sua storia millenaria, può rappresentare un punto di partenza per ripensare l’identità europea.

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Lungo l’arco di tremila anni, la civiltà siciliana si è costruita sulla base di movimenti migratori, a partire dalle popolazioni che navigavano nel Mediterraneo, come i coloni fenici e greci dell’età antica, fino agli esodi dei monaci bizantini, alle dominazioni dei califfi aghlabiti e fatimiti. Governata da Palermo, da re normanni o da viceré inviati dalla Corona aragonese, la Sicilia è diventata nel tempo una culla delle differenze. L’incontro o lo scontro tra culture ha generato una sintesi antropologica unica, visibile ancora oggi, dove l’accoglienza e l’integrazione rappresentano costanti antiche e quotidiane.

I segni di questa stratificazione storica e culturale sono tangibili alla Kalsa, quartiere del centro storico di Palermo che affaccia sul mare. Nell’antica strada principale del quartiere si trova Palazzo Butera, acquistato da Massimo e Francesca Valsecchi nel 2016. I nuovi proprietari hanno finanziato un restauro integrale del palazzo, strutturale e artistico, e un progetto architettonico e museografico, con l’intenzione di aprire il bene monumentale alla fruizione pubblica.

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Terminato il restauro, il palazzo si è trasformato in un laboratorio aperto alla città, che utilizza la storia, la cultura, la scienza e l’arte come catalizzatori di sviluppo sociale. Al piano terra, un bookshop, spazi espositivi dedicati all'arte contemporanea e la prima installazione fatta apposta per Palazzo Butera da Anne e Patrick Poirier. Al primo piano, si visitano i saloni affrescati, gli interventi artistici di David Tremlett e la terrazza, poi il percorso prosegue al secondo piano, con altre venti sale aperte al pubblico e la vista dal torrino. La collezione di Francesca e Massimo Valsecchi comprende dipinti antichi, porcellane monocrome, mobili inglesi disegnati da grandi architetti, acquerelli di artisti-viaggiatori e tante altre opere da scoprire. Artisti, curatori e personalità della cultura sono ospitati nella foresteria, dove possono lavorare a progetti di ricerca per le mostre e le attività che si tengono nel palazzo.

Il 17 giugno 2018, in occasione di “Manifesta” 12, la biennale itinerante di arte contemporanea, i primi ambienti di Palazzo Butera sono stati aperti al pubblico. Nel primo anno e mezzo di apertura, il Palazzo è stato visitato da più di 30.000 persone.

Il 29 maggio 2021, Palazzo Butera ha riaperto al pubblico a restauro concluso e superate le fasi più acute dell'emergenza pandemica. Nei primi nove mesi, i visitatori sono stati 15.000

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La formazione della collezione di Francesca e Massimo Valsecchi è avvenuta a Londra, nell’arco degli ultimi cinquant’anni ed è stata definita di recente, in una prestigiosa rivista internazionale, “the least known private holding of great art in London” (Susan Moore, ‘Apollo’, giugno 2016). Dal 2016 al 2020, la maggior parte delle opere sono andate in prestito al Fitzwilliam Museum di Cambridge e all’Ashmolean Museum di Oxford.

Fondata su un’idea, la collezione è un esperimento: le opere raccolte rappresentano i vertici della produzione artistica di diverse epoche storiche e di varie culture. Per Massimo e Francesca Valsecchi, l’arte ha infatti un profondo valore educativo. Attraverso accostamenti di oggetti di culture ed epoche diverse, si può educare uno sguardo a comprendere le differenze culturali.

 

Colophon Palazzo Butera

Coordinamento generale: Marco Giammona
Progetto architettonico e museografico: Giovanni Cappelletti

Direzione lavori: Giovanni Cappelletti; Marco Giammona; Tomaso Garigliano
Collaboratori alla progettazione e alla direzione lavori: Dario De Benedictis; Salvatore Pagnotta 
con Alexia Messina e con Amalia Randazzo

Progetto Strutturale: Alessandra Giammona; Marco Giammona; Dino Spitalieri
Progetto impiantistico: Giuseppe di Natale (collaboratore: G. Urone)

Restauri eseguiti da Vittoria Maniscalco con la collaborazione di:
Ausilia Sparacello; Manuela Virga; Giancarlo Zaffora; Roberta Mirabella

Lavori edili eseguiti da ATI Gangi Impianti s.r.l./Emmecci s.r.l.
Responsabile tecnico:
Santino Patti
Direttore tecnico: Roberto Ciralli
Capo Cantiere: Gaetano Alaimo