Le città del Principe - Militello

I dipinti che rappresentano le dieci città del Principe, originariamente collocati come sopraporta nella sala di ingresso del piano nobile di Palazzo Butera, vengono esposti per la prima volta al pubblico. La possibilità di osservarli da vicino consente di confrontare la rappresentazione pittorica con la realtà dei centri siciliani ancora oggi esistenti. È un progetto sul territorio e, lavorando insieme alle energie del luogo, Palazzo Butera intende ristabilire un legame tra passato, presente e futuro, cercando sempre possibilità di scambio e arricchimento reciproco.

Il dipinto che rappresenta Militello vista dall’alto non si presta a un’immediata lettura, certamente problematica a causa delle lacune prodotte nella legenda. Se da un canto infatti sembrerebbe restituire un’immagine della città precedente alla riconfigurazione settecentesca dettata dai criteri del Barocco, d’altro canto vi troviamo in tutta la sua verticalità – priva però del campanile, terminato solo nel 1775 su progetto di Francesco Battaglia - la chiesa madre di San Nicolò nel nuovo sito di ricostruzione, ovvero il quartiere di San Leonardo. Il terremoto del 1693 non risparmia infatti neppure Militello, che quasi alla stregua di Occhiolà subisce molte perdite e danni. Per la ricostruzione si sfrutta l’altopiano al di sopra del castello feudale che, nonostante già da tempo sia impiegato per l’espansione dell’abitato, è ancora ricco di ampie aree libere. Il dipinto rivela inoltre la breve coesistenza della nuova Matrice e della vecchia - indicata nella leggenda come «Chiesa Madre vechia San Nicolò» - mantenuta in vita attraverso parziali restauri fino all’incendio del 1725 che ne determina il definitivo abbandono.

Antico possedimento dei Barresi passato nel 1567 alla signoria di Francesco Branciforti e Giovanna d’Austria, Militello è famosa per essere stata protagonista di una vera e propria stagione d’oro prolungatasi per tutto il Seicento.

Desiderando il principe Francesco una mirabile e colta corte, in pochi anni porta avanti un incredibile progetto di trasformazione del feudo in una città all’avanguardia. Può così vantare una fiorente attività edilizia, l’esistenza di una stamperia propria, con annessa una straordinaria biblioteca curata dallo storico Pietro Carrera che contava 8.580 libri, nonché la presenza di prestigiosi intellettuali intrattenuti da frequenti feste e spettacoli teatrali. Una città paragonabile all’epoca solo con l’attività dei  centri di Palermo e Messina, cosa possibile anche grazie al fiorente commercio della seta.

Il citato terremoto comporta certamente un’immediata battuta d’arresto, seguita da una lenta ma vigorosa ripresa. Dichiarata patrimonio UNESCO nel 2002 ancora oggi se ne ammirano gli esiti di alta qualità artistica - complice il lavoro degli abili scalpellini militellesi - che i secoli successivi hanno trasformato solo minimamente.

                                                                Florinda Albanese