Le città del Principe - Niscemi

 

I dipinti che rappresentano le dieci città del Principe, originariamente collocati come sopraporta nella sala di ingresso del piano nobile di Palazzo Butera, vengono esposti per la prima volta al pubblico. La possibilità di osservarli da vicino consente di confrontare la rappresentazione pittorica con la realtà dei centri siciliani ancora oggi esistenti. È un progetto sul territorio e, lavorando insieme alle energie del luogo, Palazzo Butera intende ristabilire un legame tra passato, presente e futuro, cercando sempre possibilità di scambio e arricchimento reciproco.

A differenza di altre Città del Principe, Niscemi è rappresentata in pianta. Questo la distingue da subito da centri come Mazzarino o Pietraperzia. Si tratta infatti di una città di fondazione.

Nel dipinto del 1762, la città appare come una scacchiera di edifici simili, tutti con un tetto rosso. L’anonima serialità è però spezzata al centro da un’unica piazza nella quale i simboli del potere religioso sono raffigurati con singolare monumentalità: la chiesa Madre, costruita intorno al 1645 e riedificata su progetto del messinese Giuseppe La Rosa a partire dal 1742, raffigurata con la facciata completa di campanili laterali, nella realtà rimasta incompiuta. E ancora la chiesa del SS. Crocifisso, oggi sostituita dalla chiesa dell’Addolorata, già in costruzione sullo stesso sito a partire dal 1753 su progetto del calatino Silvestro Gugliarda. Nel dipinto, è privilegiata la visione del territorio che a levante offriva una terra adatta alla coltivazione della vite e degli alberi da frutto, così l’abitato è coronato da frutteti ben organizzati.

«Vogliamo che la nuova terra sia chiamata Niscemi» dichiara Giovanna  Branciforti quando nel 1626 chiede e ottiene per 400 onze la licentia popuandi del feudo, già dal 1324 in possesso della casata. È con Giuseppe Branciforti Barresi e Santapau, figlio di Giovanna, che un anno dopo la baronia di Niscemi si eleva a principato, e sempre lui decide di organizzare la nuova fondazione secondo un preciso piano urbanistico. Per dare un assetto organico al centro abitato, disegna una planimetria a maglia ortogonale secondo le pratiche urbanistiche seicentesche attuate per le agro-città.

Niscemi è il risultato di un fenomeno che interessa l’intera Sicilia tra il Cinquecento e la fine del Seicento, ovvero il movimento di colonizzazione signorile. Diverse cause generarono il fenomeno; fra queste un ruolo di primo piano hanno di certo gli interessi economici, legati al mercato del grano (nel caso specifico attività trainante del territorio di Niscemi), e l’ambizione di entrare a far parte del Parlamento siciliano, consentito ai nobili che regnavano su cittadine con popolazione superiore alle 40 famiglie.  

Vittima del sisma che distrugge diverse città della Sicilia orientale, Niscemi - unica danneggiata nella provincia di Caltanissetta – inizia con il principe Carlo Maria Carafa e Branciforti la sua lenta ricostruzione nel corso della prima metà del Settecento. Il dipinto rappresenta così la città ormai riedificata e i cambiamenti introdotti sono riscontrabili nel confronto con un’incisione commissionata dallo stesso principe tra il 1671 e il 1693 (conservata oggi all’Albertina di Vienna e raffigurata in un pannello espositivo a Palazzo Butera).  

 

Florinda Albanese