Le città del Principe - Pietraperzia

I dipinti che rappresentano le dieci città del Principe, originariamente collocati come sopraporta nella sala di ingresso del piano nobile di Palazzo Butera, vengono esposti per la prima volta al pubblico. La possibilità di osservarli da vicino consente di confrontare la rappresentazione pittorica con la realtà dei centri siciliani ancora oggi esistenti. È un progetto sul territorio, e lavorando insieme alle energie del territorio Palazzo Butera intende ristabilire un legame tra passato, presente e futuro, cercando sempre possibilità di scambio e arricchimento reciproco.

 

Pietraperzia ha un ruolo cardine nella storia della famiglia dei Barresi e successivamente dei Branciforti poichè proprio in questo feudo si è ottenuto il primo titolato del Regno. Il periodo di maggiore splendore di Pietraperzia si ha sotto Dorotea, figura di importanza centrale nella storia della famiglia Barresi, che sposa in prime nozze nel 1550 Giovanni Branciforti, conte di Mazzarino. Da questa unione nacque un unico figlio Fabrizio Branciforti e Barresi, che diventerà principe di Pietraperzia e Butera, nonché conte di Mazzarino e primo titolato del Regno. Successivamente i suoi titoli verranno tramandati alla famiglia Branciforti ed infine ai Lanza di Trabia.

 

La Chiesa Madre si trova in una posizione sopraelevata rispetto agli edifici che la circondano e si trova in prossimità del castello baronale. Al suo interno sono presenti le Tombe di Dorotea Barresi e di altri esponenti della famiglia. L’impianto originario della chiesa risale probabilmente al 1300 d.c. ed oggi si conserva solo la parte presbiteriale, dove è custodito un crocifisso ligneo di epoca bizantina. Nel corso dei secoli l’impianto della chiesa e gli interni sono stati più volte modificati. Già nella prima metà del Cinquecento si registra un intervento del mastro costruttore Giovan Pietro de Fulcro e negli stessi anni sopra l’altare viene posto il dipinto raffigurante la Madonna Assunta in Cielo di Filippo Paladini. A partire dal XVIII secolo la chiesa viene dichiarata pericolante e per questo ricostruita. Il progetto viene affidato nel 1790 a Pietro Trombetta, architetto che negli stessi anni realizza anche il mobile dell'archivio di Palazzo Butera.  La chiesa Madre viene progettata in stile neoclassico, ma la facciata resterà incompleta per mancanza di fondi.  Dell’impianto originario rimane solamente la parte presbiteriale con l’abside poligonale caratterizzato da una muratura di tipo isodomo, in conci di pietra calcarea con blocchi sbozzati e squadrati.

 

 

La chiesa della Madonna del Rosario venne costruita su una pre-esistenza nel 1552. Fu dapprima intitolata alla Madonna Annunziata e poi dedicata alla Madonna del Rosario, ed è tra le chiese più antiche di Pietraperzia. Durante i secoli non sono state apportate modifiche all’impianto originario della chiesa, tutt’ora a croce greca con bracci absidali alternativamente semicircolari. E’ ipotizzabile che la chiesa sia stata pensata come Mausoleo dei Barresi. All’interno si conserva un antico fonte battesimale in pietra arenaria.

 

Il Convento dei Domenicani ha un impianto quadrato, ogni lato possiede tre arcate al piano inferiore mentre al piano superiore vi è un muro pieno con semplici finestre senza cornici in asse con gli archi che hanno un profilo a tutto sesto. I pilastri, che ricordano quelli del Chiostro di Santa Maria del Gesù a Modica (1478) sono a base ottagonale e l’impianto del chiostro è riscontrabile in altre regioni della penisola, a prova del fatto che l’architettura dell’entroterra siciliana fosse di livello e fattura elevate al pari dei centri urbani di altre regioni italiane e di tutta l’Europa mediterranea.

 

Le fondamenta del Castello sorgono su delle tombe risalenti al III millennio a.C. e il primo impianto della struttura risale al XII secolo. Nasce come rocca fortificata di origine bizantina costituita da un fortilizio con un semplice recinto, con valore difensivo, e nei secoli il castello si è trasformato nel centro di un'intensa e colta vita di corte. La sua posizione strategica consentiva il dominio della vallata sottostante. Probabilmente da qui l'origine del nome "petra perciata" (Pietraperzia) in riferimento alla rupe su cui fu costruito il castello, caratterizzata dalla presenza di ambienti ipogei.

Non esistono fonti certe che chiariscano la fisionomia del castello prima del XV secolo. Sotto Matteo Barresi, nel XVI secolo, venne rinnovato l’impianto abitativo del Palazzo con la costruzione di un nuovo corpo ubicato nella parte nord-orientale, in cui, ad un livello diverso rispetto alla parte medievale dell'edificio, vennero aggiunte numerose stanze, tra cui ambienti di rappresentanza ed un ampio cortile dotato di una scala esterna. Il castello presenta quattro torri: la Torre Mastra (o Mastio), la Torre della corona del Re, il Puntale e la Cappella di Sant’Antonio Abate; quest’ultima è una torre a base quadrangolare che ospitava la cappella di famiglia dedicata all’omonimo santo, in cui sono state ritrovate sculture e decorazioni del Gagini. La consistenza attuale del complesso architettonico non permette più una chiara lettura del suo aspetto originario,. Il nucleo centrale del palazzo era rappresentato dalla corte interna. I quattro prospetti che delimitavano lo spazio del cortile erano caratterizzati da una fitta trama di bugne a punta di diamante che percorreva interamente le murature. Gran parte delle cornici e del bugnato originale è andata oggi perduta, o utilizzata per decorare altri palazzi e castelli della nobiltà siciliana (la maggior parte delle decorazioni si trova oggi al Castello di Trabia a Palermo). Ad oggi il castello si presenta come un imponente insieme di ruderi situati a nord del centro storico di Pietraperzia.