Le città del Principe - Santa Lucia (Mascalucia)

I dipinti che rappresentano le dieci città del Principe, originariamente collocati come sopraporta nella sala di ingresso del piano nobile di Palazzo Butera, vengono esposti per la prima volta al pubblico. La possibilità di osservarli da vicino consente di confrontare la rappresentazione pittorica con la realtà dei centri siciliani ancora oggi esistenti. È un progetto sul territorio e, lavorando insieme alle energie del luogo, Palazzo Butera intende ristabilire un legame tra passato, presente e futuro, cercando sempre possibilità di scambio e arricchimento reciproco.

Tra tutti i ritratti di città quello di Santalucia (oggi Mascalucia) si distingue particolarmente. Attraverso un’alta visione a volo d’uccello il paesaggio, reso da tratti e colori più delicati, è rappresentato fino ai confini della città, dove in lontananza è presente l’Etna con la «sciara» prodotta dall’eruzione. Proprio Mascalucia era stata coinvolta dalla rovinosa colata del 1669, durata ben 122 giorni, che all’epoca aveva sepolto 16 centri abitati. Il grande cartiglio  sulla desta, in pieno stile rococò, riporta in maniera puntuale – più che in ogni altro dipinto – confini, borghi e chiese. Tra queste la Chiesa Madre, dedicata alla Madonna della Consolazione (Santuario dal 1986) chiaramente riconoscibile per la resa dettagliata dell’elegante campanile cuspidato.

Chiamata in passato in vari modi, da Massalargia a Massalsia o ancora Santa Lucia, come reca il dipinto, il territorio fu in principio un possedimento del Regio demanio. Venduto dal Senato, insieme ad altre terre per far fronte a una situazione economica difficile, Il borgo fu acquistato da Giovanni Andrea Massa nel 1645. Questi lo donò in seguito a Niccolò Placido Branciforti a cui il re Filippo IV concesse il titolo di duca di Santa Lucia.

Il terremoto del 1693 causò una nuova distruzione della città che venne ancora una volta ricostruita ricominciando proprio dall’asse viario descritto nel dipinto come «strada maestra» (oggi via Etnea), riuscendo a espandersi velocemente come dimostra la raffigurazione: gli abitanti passarono da 1.333, censiti nei rilievi del 1681, alla cifra di 3.000 alla fine del XVIII secolo.

Il dipinto è l’unico a essere datato con un’iscrizione che dichiara «1762» dando un’importante indicazione sul periodo di realizzazione dell’intero ciclo pittorico.

A differenza di molti comuni siciliani, Mascalucia nell’ultimo cinquantennio ha continuato a incrementare il numero dei suoi abitanti, assorbendo parte dei cittadini che hanno abbandonato la città di Catania per trasferirsi nei paesi etnei circostanti. L’intensa attività costruttiva che ne è conseguita ha determinato però la perdita definitiva dell’antica configurazione di paese.

 

                                                                                                                                      Florinda Albanese