Presentazione di “Storie dell’arte contemporanea” di Andrea Bellini (Timeo editore).

Presentazione di “Storie dell’arte contemporanea” di Andrea Bellini (Timeo editore).

Sabato 8 marzo alle 18, nella sala Tremlett di Palazzo Butera, si presenta il libro di Andrea Bellini “Storie dell’arte contemporanea” edito da Timeo. Intervengono l’autore e Claudio Gulli.

Andrea Bellini ha curato grandi mostre in giro per il mondo, diretto fiere e musei internazionali e collaborato con i principali artisti degli ultimi decenni, partecipando in prima persona allo sviluppo di quella che chiamiamo arte contemporanea. Dopo tanta carriera, ci si potrebbe attendere un suo autorevole volume di Storia dell’Arte Contemporanea, incentrato sulle opere e sugli eventi che ha contribuito a realizzare. Ma la Storia dell’Arte è soprattutto l’intreccio di vicende degli uomini e delle donne che quelle opere le hanno ispirate, fatte, commissionate, curate, analizzate, tramandate. Bellini non ci racconta un’epica eroica soffusa di un’aura mistica, ma il processo dell’arte nel suo farsi quotidiano, con la sua umanità tanto comune quanto eccezionale. Una Storia fatta di tante storie, popolate da critici cleptomani, curatori senza ispirazione e speculatori finanziari, che a guardar le opere ci pensano ben poco, galleristi demodé assai spaesati in cerca di una nuova onda da cavalcare, editori per caso e per posizione, muse inquietanti, faccendieri rampanti: una galleria di nuovissimi mostri che poteva essere raccontata solo da chi quel mondo lo frequenta da sempre e da vicino. Andrea Bellini, con la grazia di un flâneur e una rara vocazione letteraria, riesce a tratteggiare un panorama umano corrotto e infingardo, in cui però ancora vive, in qualche modo, la poesia.

«Non è quella che oggi chiamano “narrativa”, certo. Non è “una nuova indagine del commissario Bellini”, non è la saga della famiglia Bellini nei secoli dei secoli, non sono le corna che mette la signora Bellini al signor Bellini o viceversa, neppure è l’epopea di B., il dittatore che amerete odiare. Non è neppure “saggistica”, perché i tipi umani che disegna sono modellati – con spietato senso fisiognomico – su persone vere che è facile riconoscere anche se, o proprio perché, non le si sono mai viste di persona. È quella cosa che una volta si chiamava “satira”, e che troppo spesso si scambia per moralismo. Perché il kulturkritik, col ditino alzato d’antan, in genere tutto critica tranne sé stesso. Non è questo il caso: se queste “storie” strappano la pelle a chi ne è oggetto è perché, come a quel dannato del Giudizio universale, il primo a cui l’hanno strappata è quello che ha dipinto l’affresco»
Andrea Cortellessa

La copertina è una rielaborazione grafica di In Camera Caritatis di Roberto Cuoghi composta appositamente per il libro.