Progetto di restauro
Francesca e Massimo Valsecchi
Nel 2015, Palazzo Butera è stato acquistato da Francesca e Massimo Valsecchi, che hanno dato il via a un enorme cantiere di restauro, interamente da loro sostenuto, che non ha precedenti a Palermo.
Marco Giammona
Il motore dell’operazione è stato l’ingegnere Marco Giammona, che in precedenza si era già occupato del restauro di altri palazzi storici nel cuore della Kalsa, che ha mostrato per la prima volta il palazzo ai futuri proprietari e che si è poi occupato di coordinare i lavori di restauro e rifunzionalizzazione dell’edificio.
Giovanni Cappelletti
L’architetto che ha sviluppato il progetto architettonico e museografico è Giovanni Cappelletti che aveva già al suo attivo due collaborazioni a Milano con Massimo Valsecchi, per la mostra di Christopher Dresser alla Triennale (2001) e per la mostra Il Tesoro della Statale alla Rotonda della Besana (2004)
Scopo del progetto è stato quello di trasformare il Palazzo da una residenza nobiliare in un centro di cultura e di ricerca, in grado sia di ospitare la collezione d’arte dei Valsecchi sia di fornire spazi di studio e confronto ad artisti e studiosi ospiti della Fondazione Palazzo Butera.
Palazzo Butera oggi
Palazzo Butera, così come lo vediamo oggi è il risultato di una complessa e articolata vicenda costruttiva. Situato nell’antico quartiere della Kalsa, il palazzo presenta un primo impianto riconducibile alla fine del Seicento, ma la sua configurazione architettonica si colloca nel pieno Settecento.
Per due secoli si susseguono trasformazioni interne ed esterne e ampliamenti, ad opera dei vari principi proprietari, che ne modificano profondamente l’assetto originario. Nel corso del Novecento il palazzo andrà sempre più perdendo la sua connotazione di residenza privata, subendo profonde modifiche soprattutto nella zona del secondo piano nobile.
I due piani nobili
Il palazzo è caratterizzato dal fatto di essere dotato di due piani nobili che hanno il medesimo grado di importanza e la stessa articolazione planimetrica.
Il primo piano nobile era destinato alla residenza del principe di Butera, mentre al secondo piano nobile risedeva il primogenito, nonché erede del principe, che portava il titolo di principe di Pietraperzia.
In entrambi i piani, una vasta galleria funge da accesso monumentale e distribuisce una imponente enfilade di saloni affrescati affacciati sul mare e alti tra i sei e i sette metri.
Nel lato affacciato verso la città sono invece collocati ambienti di taglio più piccolo e con un’altezza pari a circa la metà di quella dei saloni principali. Questo fatto costituisce l’altro aspetto peculiare del palazzo: verso il mare sono presenti tre livelli di piano (compreso piano terra). Verso la città i livelli sono invece cinque.
Le due corti
Inoltre il palazzo è dotato di due ingressi, che introducono rispettivamente a due corti comunicanti tra loro attraverso un arco passante. Sulla prima di queste, oggi chiamata Corte delle Palme, si affacciavano le funzioni legate al governo dei cavalli, al ricovero di attrezzi e carrozze, nonché i magazzini e gli archivi del palazzo: era insomma il cuore pulsante e produttivo della residenza nobiliare.
La seconda di esse, ovvero l’odierna Corte della Jacaranda, era invece un ambiente di rappresentanza caratterizzato, nei disegni di Giacomo Amato, dalla presenza di quattro fontane, una delle quali in asse con il principale androne di ingresso del palazzo, e di altri apparati decorativi.
La definizione del percorso distributivo
Proprio la definizione del percorso distributivo di tutti gli ambienti del palazzo è stato lo scheletro portante del progetto realizzato da Giovanni Cappelletti.
Dopo un momento preliminare in cui si è proceduto con l’eliminazione delle parti incongrue e con l’individuazione delle problematiche legate alla statica, la modalità operativa si è basata più sulla reazione che sulla previsione. Ogni imprevisto del cantiere è diventata occasione di miglioramento e di invenzione.
Un costante e paziente esercizio di osservazione del palazzo
In definitiva, il progetto di Palazzo Butera origina da un costante e paziente esercizio di osservazione del palazzo stesso, delle sue originali caratteristiche spaziali e distributive, e dalla volontà di approcciarsi con sensibilità alla materia antica proponendosi però di innestarvi una lingua nuova e nuove parole, per far si che esso torni ad essere presente, senza però operare incongrue attualizzazioni né, tanto meno, impossibili ripristini o falsificazioni.
Quindi una chiara scelta, non solo a favore della conservazione del manufatto ma anche di una sua ri-creazione attraverso interventi che devono necessariamente parlare la lingua dell’oggi senza cercare una impossibile ricostruzione di quanto perduto nel tempo.
MadoniEat
Affacciata all’esterno di Palazzo Butera, ma al contempo integrata in esso, la “bottega” di MadoniEat, uno spazio dove poter offrire al pubblico dei visitatori una rassegna, con la possibilità di degustazione , delle eccellenze alimentari del territorio delle Madonie, territorio da cui proviene l’impresa che ha condotto i lavori di restauro del Palazzo.
Il locale si articola su due livelli. Al piano terra è la bottega vera a propria; al piano superiore è la sala con i tavoli. Il disegno degli arredi, sempre curato da Giovanni Cappelletti, riprende il motivo geometrico già utilizzato per il disegno dei portoni in ferro e vetro del Palazzo, riproponendolo in una versione più scanzonata e ricca di colore.
Per il pavimento del piano terra sono state riutilizzate parte delle antiche mattonelle che rivestivano le terrazze del Palazzo; mentre per quello del primo piano e per le scale si è scelta della gomma gialla.
La caffetteria “Le Cattive”, la passeggiata e il fronte mare
Il restauro che ha realizzato il risanamento della volta che regge la terrazza ha permesso l’insediamento, nei locali al di sotto di essa, della caffetteria del palazzo. Posta a cavallo tra la passeggiata delle Cattive e la Corte della Jacaranda, la Caffetteria si trova in una posizione unica che le consente di mettere in comunicazione il lungomare di Palermo con Palazzo Butera e con il retrostante quartiere della Kalsa.
Alla Caffetteria si può accedere infatti sia dalla passeggiata delle Cattive (che è un percorso monumentale pubblico esterno al museo) sia dall’interno del museo stesso.
Le tre nuove scale
Una serie di tre nuove scale a doppia rampa, inserite nel disegno delle aiuole preesistenti, supera il dislivello tra la quota interna della Caffetteria e la quota esterna della passeggiata. Si forma così un comodo accesso alla passeggiata delle Cattive.
Per rendere ancora più gradevole la passeggiata delle Cattive, l’architetto Cappelletti ha sviluppato un progetto del verde che ha previsto la messa a dimora di palme, arbusti odorosi di vario tipo e bouganville di differenti colori che, completando le zone d’ombra delle pergole realizzate sulla terrazza del Palazzo. Si crea così un delizioso luogo dove poter bere o mangiare qualcosa al riparo del traffico automobilistico.
All’interno lo spazio è scandito da una successione di stanze coperte con volte a botte. Le pareti sono state trattate con la tecnica del marmorino di colore verde. Per l’idea dell’arredo Giovanni Cappelletti si è ispirato a un vagone di un treno, disegnando una successione di panche in ferro nero, addossate alle pareti delle sale. Ruolo, importantissimo gioca il pavimento, con la sua passatoia di piastrelle bianche e verdi (quanto resta delle maioliche ottocentesche recuperate dalla pavimentazione della terrazza durante i restauri) larga tanto quanto i portali in ferro che scandiscono la sequenza delle quinte. A destra e a sinistra delle maioliche antiche, è stato gettato il nuovo pavimento di calcestruzzo levigato.
Le foresterie
Tutti gli spazi presenti negli ammezzati e nel sottotetto del palazzo sono stati trasformati in locali di foresteria, in modo da poter offrire ospitalità a studiosi, ricercatori e artisti.
A completare l’offerta di servizi delle foresterie, è stato realizzato uno spazio di condivisione, una cucina comune, in modo di favorire lo scambio e la comunicazione, anche conviviale, tra gli ospiti del palazzo.
È possibile trovare maggiori informazioni sulla complessa vicenda legata alla rifunzionalizzazione e al restauro del palazzo nel libro di Giovanni Cappelletti “Palazzo Butera – Progetto e cantiere” pubblicato dalla casa editrice Fondazione Palazzo Butera a dicembre del 2023.
Palazzo Butera: Progetto e cantiere
All’interno del volume un QRcode da accesso a un video inedito di tutte le fasi del restauro del palazzo. Si tratta di un’edizione speciale, pensata appositamente per il libro, del documentario “Palazzo Butera cantiere aperto” i cui capitoli sono visibili nelle postazioni distribuite lungo il percorso di visita al Palazzo.
Nel testo Cappelletti parla delle scelte compiute durante i sette anni che lo hanno visto impegnato nel cantiere, ma sottolinea anche il fondamentale contributo dato al raggiungimento dell’obiettivo sia dagli altri progettisti coinvolti (strutturisti, impiantisti e restauratori), sia dalle maestranze che hanno realizzato concretamente l’opera. Dalle pagine del libro emerge il racconto di un lavoro corale che però si fa anche narrazione, di taglio quasi autobiografico, di un’esperienza professionale e umana unica.
Progetto di restauro
Coordinamento generale: Marco Giammona
Progetto architettonico e museografico: Giovanni Cappelletti
Direzione lavori: Giovanni Cappelletti, Marco Giammona; Tomaso Garigliano
Collaboratori alla progettazione e alla direzione lavori:
Dario De Benedictis con Salvatore Pagnotta, Alexia Messina, Amalia Randazzo e con Ruggero Rizzuto
Progetto Strutturale: Alessandra Giammona; Marco Giammona; Dino Spitalieri
Progetto impiantistico: Giuseppe di Natale (con Giampiero Urone)
Lavori edili eseguiti da: ATI Gangi Impianti s.r.l./Emmecci s.r.l. (Santino Patti, Mario Puglisi, Santo Lipira)
Responsabile tecnico: Santino Patti
Direttore tecnico: Roberto Coralli
Capo Cantiere: Gaetano Alaimo
Responsabile restauri: Vittoria Maniscalco (con Dalila Belato, Antonio Crisci, Lorena di Noto, Roberta Mirabella Sara Riolo, Ausilia Sparacello, Ra Testa, Andrea Vasile, Manuela Virga, Giancarlo Zaffora)
Produzione e restauro degli infissi lignei: Falegnameria Franco Doccula
Scala elicoidale e passerelle in ferro: Chianetta Ferro s.r.l. (Gianni Chianetta, Roberto Dinolfo)
Portoni e cancelli in ferro: Carmelo Nasello (Metal serramenti)
Fornitura vetri: Mario Buscetta
Fornitura apparecchi illuminanti: Artemide s.r.l. (Massimiliano Troja con Alessandro Di Trapani.
Apparecchi speciali: Davide Farioli
Controsoffitti in cartongesso: Baiamonti
Arredi foresteria: Antonio Rizzuto (Escooh s.r.l.)
Vetrine, arredi zone studio e uffici: Salvatore Bottone arredi in legno
Caffetteria “Le Cattive”
Progetto cucine e coordinamento: Diego Emanuele
Arredi Caffetteria: Luca Chinnici
Impianti speciali: Michele Saitta (SAGRIM s.r.l.)
Bottega “Madoneat”Arredi: Falegnameria Doccula
Impianti speciali: Michele Saitta (SAGRIM s.r.l.)